ANTICORPO MONOCLONALE?
Gli anticorpi monoclonali sono proteine create in laboratorio che hanno le stesse caratteristiche di quelle prodotte dal nostro organismo e che si legano ad un solo antigene dell’agente che si vuole combattere. Dato che gli anticorpi monoclonali agiscono direttamente sull’agente patogeno, ma non sono in grado di stimolare il nostro sistema immunitario, la temporanea immunizzazione data dalla loro somministrazione viene detta “passiva”.
I MONOCLONALI NELLA TERAPIA ANTI COVID 19?
La maggior parte degli anticorpi monoclonali sviluppati appartiene alla classe delle IgG e sono in grado di riconoscere la proteina espressa dal virus denominata “Spike” o “S” presente sulla sua superficie. Questa proteina, che decora la superficie formando protuberanze caratteristiche dando l’aspetto di una corona al virus, contiene una porzione che è in grado di ancorarsi alla proteina umana ACE2 presente nelle nostre cellule. In questo modo permette l’ingresso del virus all’interno della cellula umana dando il via all’infezione. L’anticorpo legandosi alla proteina S del virus, crea un ingombro spaziale che inizialmente non consente più al virus di ancorarsi alla cellula e successivamente di essere riconosciuto come estraneo dal nostro sistema immunitario, che procede alla distruzione.
QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA L’USO DEL VACCINO E L’USO DEGLI ANTICORPI MONOCLONALI?
Come spiegato prima, la somministrazione di un vaccino determina una “immunizzazione attiva” che stimola quindi la produzione di anticorpi da parte del nostro organismo. Per far ciò però l’organismo ha bisogno di un po’ di tempo e quindi la sua efficacia è generalmente visibile solo dopo circa 3-4 settimane. La somministrazione di anticorpi monoclonali è invece una “immunizzazione passiva” in grado di difendere istantaneamente un soggetto dall’attacco del virus in quanto ciò che viene somministrato è pronto all’uso.Sebbene la vaccinazione rimanga il metodo migliore per la profilassi del COVID-19, gli anticorpi monoclonali potrebbero avere un importante ruolo nelle profilassi in caso di soggetti che non siano in grado di sviluppare anticorpi dopo vaccinazione (es. soggetti immuno-compromessi) oppure soggetti non ancora vaccinati con alto rischio di infezione (es. operatori sanitari, operatori di primo intervento, soggetti che vengono a contatto con persone positive al virus). Inoltre, l’uso degli anticorpi monoclonali potrebbe dimostrarsi efficace in caso di malattia acuta, soprattutto se somministrati precocemente, in soggetti con malattia lieve o moderata ad alto rischio di malattia grave e, forse, anche in caso di soggetti con malattia grave se associati ad altre terapie (antivirali, terapie di supporto).Gli anticorpi monoclonali per il COVID-19 sono studiati per essere somministrati per via sottocutanea o intramuscolare. Ciò ne permetterebbe una facile somministrazione da personale non specializzato anche a domicilio.
Generalmente un anticorpo viene eliminato dall’organismo in circa 3-4 settimane. Questa è quindi una problematica importante che i ricercatori stanno affrontando al fine di far durare l’immunizzazione il più a lungo possibile ed evitare quindi che si debbano fare somministrazioni ripetute con brevi intervalli di tempo. L’anticorpo monoclonale può infatti essere modificato in una parte della sua struttura al fine di rallentarne l’eliminazione. L’obiettivo attuale dei ricercatori è quello di far durare l’immunizzazione per almeno 6 mesi.