Gli impatti ambientali dell’agricoltura convenzionale vs biologica

Gli impatti ambientali dell’agricoltura convenzionale vs biologica

Dott.ssa Patrizia Lamberti

Parlare di ambiente, biodiversità e sostenibilità ci porta spesso a
pensare all’impatto ambientale che industrie, scarichi delle auto e
rifiuti hanno sul pianeta, tralasciando uno dei settori che
maggiormente impatta sul benessere della Terra e degli esseri
umani: l’agricoltura.
Parlare di evoluzione green dell’Europa e dell’Italia vuol dire
considerare l’impatto che agricoltura e tecniche agricole hanno
sulle emissioni, sulla biodiversità e sulla salute.
Le emissioni globali derivanti dal settore agricoltura costituiscono
quasi il 15% delle emissioni di gas serra totali.

Solo nell’Unione Europea le emissioni di CO2 dall’agricoltura
corrispondono a 3610 mega tonnellate, di cui il 6% deriva dagli
allevamenti, il 12% dai fabbricati agricoli, il 22% da riscaldamenti, il
23% dai trasporti e il 37% da prodotti chimici, rifiuti, pesticidi e
metalli.
Ma l’agricoltura convenzionale non ha solo effetti negativi sulle
emissioni di CO2, ma anche sull’accumulo di sostanze tossiche
nelle acque e nei terreni, raggiungendo con l’alimentazione animali
ed esseri umani.
La stessa terribile e progressiva moria di api che sta
caratterizzando l’ultimo ventennio, altro non è che una
conseguenza dell’uso di pesticidi oltre che della costante riduzione
degli habitat di questi preziosi insetti con conseguenze devastanti
anche per la biodiversità ed il benessere degli ecosistemi.
Nel 2020 la Commissione Europea ha pubblicato la strategia Farm
the Fork con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale della
produzione alimentare riducendo le emissioni del 55% rispetto al
1990 e portando al 25 % i terreni agricoli dell’UE coltivati in modo
biologico entro il 2030: questo perché l’agricoltura biologica
utilizza in media il 45% di energia in meno e riduce la produzione
di gas serra del 40%.
Un’analisi della Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO) ha
evidenziato che destinare anche solo il 20% dei terreni agricoli
europei all’agricoltura biologica permetterebbe una riduzione di
CO2 pari a 90 tonnellate l’anno!

Secondo il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico
(IPCC), le pratiche di agricoltura biologica permetterebbero di
mitigare i cambiamenti climatici grazie alla capacità di sequestro di
carbonio da parte dei suoli agricoli, meccanismo che ha una
capacità di regolazione climatica compresa tra 0.4 e 8.6 CO2 eq
l’anno.
Da non sottovalutare il ruolo che l’agricoltura biologica riveste a
tutela della biodiversità, patrimonio animale e vegetale la cui
riduzione ha comportato un aumento dei disastri ambientali, il calo
delle risorse idriche e alimentari, la perdita di tradizioni culturali e
culinarie e una maggiore vulnerabilità di piante e animali a
parassiti e patologie.
L’agricoltura sostenibile arricchisce infatti il terreno di naturali
sostanze fertilizzanti e di minerali, trasformandolo da substrato
inerte a componente attivo per la crescita delle piante e degli
insetti che lo popolano, inoltre i terreni coltivati con metodo
biologico trattengono maggiori quantità di acqua rispetto a quelli
tradizionali, in questo modo si può ovviare alla sempre più
frequente riduzione delle precipitazioni.
Si evince, quindi, come oggi l’agricoltura intensiva non sia più
sostenibile e, visti anche i sempre più evidenti cambiamenti
climatici e l’insorgenza sempre maggiore di patologie la cui causa
spesso è ritrovata in fattori ambientali, diventa necessario invertire
la rotta optando per una agricoltura che sia di supporto per il
pianeta e per gli esseri che lo popolano.

La Dottoressa Patrizia Lamberti è una Biologa nutrizionista con sede a Fasano. Si occupa dell’elaborazione di piani nutrizionali per patologie, dimagrimenti e condizioni
fisiologiche particolari (gravidanza, geriatria, infanzia) oltre che di
nutrizione sportiva e dieta antinfiammatoria.

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