LECCE – Quanto può essere tollerabile l’uso del fotoritocco?
Nella comunicazione e nel mondo dell’informazione digital l’immagine, si sa, è tutto. Spesso conta anche più del testo. Il che può essere un bene o un male, a seconda dei punti di vista.
Altro discorso invece è quello artistico, con filtri ed effetti utilizzati volutamente al fine di creare immagini surreali e di notevole efficacia visiva.
L’immagine nel giornalismo
Nel giornalismo, sicuramente, l’impatto emotivo di uno scatto è notevole, soprattutto in caso di notizie di cronaca su testate web che forniscono aggiornamenti in tempo reale. Ma anche in altri ambiti – si pensi, ad esempio, a due avversari di una competizione elettorale che si stringono la mano nel segno del politically correct – avere una buona foto tra le mani è quasi tutto. Quasi, appunto. Perché poi titolo e testo devono essere confezionati anch’essi in modo deontologicamente corretto.
Dire, però, che l’immagine è tutto è ugualmente sbagliato. Si pensi all’importanza dell’editoriale, articolo di primo piano in cui si evidenzia la linea politica della testata. In questo caso sono le parole ad essere fondamentali. Perché determinano il posizionamento della testata.
Ma è indubbio che un’ottima foto, in assenza di informazioni e dunque con un testo esiguo, possa costituire un’ancora di salvezza, specialmente quando il tempo stringe. Trucchi da redazione giornalistica: si costruisce una foto-dida e si ottiene un buon risultato.
Qualche distinzione
Quanto è corretto, tuttavia, ricorrere alla pratica del fotoritocco? Occorre fare una distinzione: un conto è intervenire su luminosità e contrasto. Ben altro conto usare Photoshop con leggerezza e senza alcuna remora. Di sicuro nel primo caso si tratta di migliorare un’immagine che viene trasmessa al lettore/utente senza alterare la realtà dei fatti. Nel secondo caso si distorce la realtà privilegiando il lato dello spettacolo più che della notizia. Ad esempio eliminando una ruga o un elemento di troppo.
Ritoccare in modo determinante una foto destinata a comparire in un articolo – anche di gossip – può essere un errore fatale. Se la faccenda è sfuggita inavvertitamente di mano ciò che si va a proporre è un soggetto del tutto artefatto. E qualcuno potrebbe anche accorgersene, con effetti imbarazzanti e deleteri per l’immagine stessa della testata. Inutile poi ricorrere ai ripari eliminando lo scatto incriminato. Nel mondo del web rimane sempre qualche traccia. E la toppa potrebbe essere peggiore del buco.
Il mondo dei social
Analogo discorso è quello relativo alla comunicazione social. Qui la domanda che occorrerebbe porsi è la seguente: voglio che la gente veda la perfezione o la realtà? Nel primo caso, la propria immagine social, ripulita da rughe e analoghi ‘difetti’ – il termine è usato in modo ironico e volutamente provocatorio – otterrebbe una grande viralità. Ma inevitabilmente può accadere che si incontri qualche follower nella realtà. E il confronto vita quotidiana-social potrebbe anche essere imbarazzante. Forse, ma è solo un suggerimento, meglio, molto meglio scegliere l’autenticità. In qualsiasi ambito.